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Un giorno dedicato al Lean: l’assessment operativo con Economy

  • Immagine del redattore: Leanbet
    Leanbet
  • 28 set
  • Tempo di lettura: 4 min

Nel percorso di diffusione della cultura Lean, uno dei momenti più incisivi è quello dell’assessment operativo: un intervento “on site” che va ben oltre la teoria, per entrare nel cuore della realtà aziendale. In Leanbet abbiamo scelto di affiancare questo assessment al supporto giornalistico e comunicativo di Economy (rivista specializzata in economia e management), trasformando il check-up aziendale in un evento narrato e valorizzato anche mediaticamente.


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In che modo? L’assessment lean si articola in quattro momenti distinti, ognuno con un ruolo preciso:

  1. Visita stabilimento + assessment su campionamento randomico dei processi

  2. Raccolta di best practice lean da valorizzare (sezione intervista su Economy)

  3. Aree di miglioramento su cui l’azienda lavora concretamente

  4. Intervista con il co-direttore di Economy


In questo articolo entriamo nei dettagli di ciascuna fase, mostrandone perché sono fondamentali per una diagnosi lean autentica.


1. Visita stabilimento e assessment su campionamento randomico dei processi

La prima fase è il momento in cui entriamo nell’“intimità operativa” dell’azienda. Non si tratta di una rilevazione astratta, ma di una osservazione sul campo, camminando tra linee, postazioni e flussi, con l’obiettivo di catturare inefficienze, sprechi e scostamenti attraverso un approccio strutturato.

  • Campionamento casuale dei processi

    Non tutte le attività vengono osservate, ma ne scegliamo un sottoinsieme rappresentativo (randomico) che consenta di cogliere la varietità delle situazioni operative, evitando di restare intrappolati nelle migliori realtà “a luci spente”.

  • Checklist lean e tecniche di audit visiv

    Durante la visita, ci avvaliamo di strumenti come gemba walk, 5S, identificazione di tempi attivi vs attesa, mappatura veloce degli sprechi (movimenti inutili, trasporti interni, scorte eccessive, rilavorazioni) secondo principi lean classici. (La “produzione snella” punta esplicitamente a ridurre sprechi nei processi)

  • Documentazione immediata e fotografia delle criticità

    Raccolta dati, foto e note descrittive in tempo reale: è fondamentale che la fase di osservazione non resti nel “cassetto”, ma diventi la base solida per il dialogo successivo.


Questa fase ha due obiettivi paralleli: da un lato individuare situazioni critiche non evidenti (colli di bottiglia, comportamenti non ottimali, passaggi poco snelli), dall’altro costruire una base concreta da mostrare in trasparenza anche a chi fuori dall’azienda sta seguendo il progetto (ad esempio tramite lo storytelling su Economy).


2. Raccolta di best practice lean (sezione “spotlight” nell’intervista su Economy)

Ogni azienda ha angoli virtuosi: postazioni dove il flusso funziona, operatori che hanno autonomamente introdotto migliorie, visual management ben curato, layout ottimizzati, sistemi di segnalazione intelligenti. In questa seconda parte del nostro assessment:

  • Cerchiamo e documentiamo best practice interne che meritano di essere valorizzate

  • Le selezioniamo come casi da “raccontare” in un riquadro dedicato durante l’intervista con Economy, per dare visibilità alle persone, alle idee e alle buone pratiche che spesso restano interne

  • Servono come esempi concreti da replicare e stimolare in altre aree dell’azienda

Questo approccio ha un duplice valore: incoraggia la cultura del miglioramento continuo, e rende più credibile e tattico il racconto esterno (su Economy) del progetto stesso.


3. Aree di miglioramento su cui l’azienda sta lavorando

Dall’osservazione dei processi e dal confronto con le best practice emergono le leve di cambiamento: sono le aree dove intervenire concretamente per liberare valore. Ecco come operiamo:

  • Sintesi delle criticità rilevate

    Ogni spreco, ritardo, disallineamento o attività a basso valore viene mappato e classificato per impatto e frequenza.

  • Identificazione delle priorità

    Non si può correggere tutto subito: proponiamo le aree su cui concentrare l’azione (ad esempio setup, movimentazioni, gestione scorte, cambio formato, flusso continuo, pull system, visual management, livellamento carichi).

  • Proposte di azione e piano iniziale di “kaizen”

    Per ogni area scelta, suggeriamo piccoli interventi sperimentali (kaizen blitz, eventi 5S, miglioramenti rapidi), tempi stimati, risorse necessarie e metriche per misurare il progresso.

  • Condivisione del piano con il team aziendale

    Impegno congiunto tra Leanbet, i referenti operativi dell’azienda e il management per dare avvio al percorso.

In questa fase l’azienda esce con una “roadmap concreta di miglioramento”, non con relazioni astratte: ha chiarezza sulle prime mosse da avviare nei mesi successivi.


4. L’intervista con il co-direttore di Economy: visibilità, racconto e visione

A conclusione della giornata, registriamo una intervista esclusiva con il co-direttore di Economy, nella quale uniamo tre elementi:

  • Riflessioni sull’esperienza di assessment vissuta: cosa ha colpito, quali punti chiave sono emersi, come valutare la trasformazione operativa

  • Il racconto delle best practice messe in luce (con un box dedicato nell’articolo su Economy)

  • Le aree di miglioramento individuate e la visione strategica che l’azienda può assumere nei mesi successivi

Questa intervista costituisce un momento di visibilità e legittimazione esterna: l’azienda non solo fa un check-up lean, ma diventa anch’essa soggetto protagonista di una narrazione di innovazione, con credibilità e contenuto per il pubblico del magazine.


Perché questo modello di assessment lean è efficace

  • Concretezza elevata: non si resta in sala riunioni, si tocca con mano la realtà operativa.

  • Replicabilità e incentivo: le best practice interne diventano modello per altre aree, e la visibilità via Economy stimola il coinvolgimento.

  • Connessione tra piedi e visione: connette l’operatività con la direzione strategica tramite una narrazione credibile.

  • Valore aggiunto reputazionale: l’azienda viene raccontata in un contesto autorevole, non solo come “cliente del progetto” bensì come esempio concreto di trasformazione.



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