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Immagine del redattoreLeanbet

Imparare l’inglese a partire da chi siamo e da cosa sappiamo fare

Stefanie Rankin, inglese, vive in Italia da più di trent’anni. Nella sua lunga carriera ha insegnato l’inglese come seconda lingua in numerose scuole e in tante aziende del Nord. La collaborazione tra Leanbet e il mondo degli ITS (gli istituti tecnici superiori) la porta a confrontarsi con tanti futuri tecnici, che sempre più spesso useranno l’inglese per lavorare, collaborare e perfezionare la propria formazione.



Qual è la tua formazione? Quali sono le tue esperienze professionali più significative?


Ho una formazione linguistica che ho iniziato in Inghilterra e ho proseguito in Germania, specializzandomi nella didattica dell’inglese come seconda lingua. Vivo in Italia dalla fine degli anni Ottanta e da allora il mio lavoro è insegnare. L’ho fatto per diverse scuole di lingue e all’interno di molte aziende del Nord Italia, tra le quali la Zanussi, uno storico marchio italiano di elettrodomestici e di apparecchiature per la ristorazione che da tempo fa parte del Gruppo Electrolux.

Nella mia vita ho tenuto corsi di qualunque grado a diverse fasce di studenti e di professionisti. Cambiare continuamente interlocutori è stato sempre molto formativo, e continua a esserlo. Mi costringe a cambiare i contenuti, lo stile, i metodi di insegnamento. Significa non smettere mai di aggiornarmi professionalmente. Parallelamente all’insegnamento dell’inglese, mi occupo di traduzioni tecniche e commerciali, per lo più dall’italiano all’inglese.


Anche per Leanbet ti occupi di formazione linguistica, giusto?


Traduzioni a parte, sì, soprattutto di insegnamento. E soprattutto all’interno degli ITS, tramite gli enti di formazione coi quali collaboriamo. I corsi all’interno delle aziende sono stati frenati dalla pandemia ma stanno ripartendo. C’è bisogno di inglese a tutti i livelli, soprattutto in ambito tecnico e commerciale. Un altro compito da non trascurare è di continuare a formare il resto del team.


In cosa consiste il tuo intervento? Secondo quali metodologie operi e con quali modalità?


Fin dai primi anni di insegnamento ho capito che le persone hanno bisogno di parlare, di conversare, e per farlo non c’è modo migliore che dar loro modo di tirare fuori le proprie competenze e le proprie emozioni. Partire da ciò che sanno e da ciò che hanno dentro dà loro fiducia, le fa sentire più serene, più a proprio agio nonostante il mezzo linguistico non nativo. L’importante è riuscire a farle conversare: fare in modo che si raccontino, che spieghino ciò che sanno fare, che esprimano il loro punto di vista. Non solo ciò potenzia la seconda lingua, ma mantiene aperto il canale relazionale.

Inoltre, si arriva sempre a un livello oltre il quale la persona che sta imparando l’inglese deve ascoltare chi lo parla bene. Questo serve per cogliere quelle espressioni idiomatiche che fanno il carattere di una lingua, e per inserirle nel proprio contesto in modo opportuno e disinvolto. Si tratta di sfruttare i tratti tipici del parlato e farli propri, senza incaponirsi troppo sulla loro traduzione letterale ma cogliendone il senso e l’efficacia.


Quali sono le difficoltà che più di frequente trovi confrontandoti coi tuoi “studenti”?


I giovani che frequentano gli ITS spesso sono appena usciti dalla scuola superiore, eppure iniziano a essere piuttosto preparati anche sull’inglese. Negli ultimi anni il livello del loro parlato inizia a essere buono, un po’ meno la grammatica e l’ortografia. Il merito è indubbiamente di Internet: dei tutorial in lingua, dei social network, dei tanti contenuti che la globalizzazione impone loro di leggere o ascoltare in inglese. In questo modo, familiarizzano con l’inglese naturalmente, per le loro esigenze quotidiane legate allo svago, all’intrattenimento, alle relazioni. Scoprire che servirà loro per lavoro cambia un po’ la prospettiva ma per quello ci sono io, e a quel punto parte della fatica è già stata fatta.

C’è un altro aspetto che riguarda chi si affaccia al mondo del lavoro. È ovvio che occorre imparare quell’inglese internazionale che è ormai universalmente riconosciuto come una lingua di scambio. Meno scontato è familiarizzare con gli accenti inglesi dei parlanti non italiani e non anglosassoni, per esempio gli orientali. L’accento può trasfigurare completamente una lingua e rischia di renderla incomprensibile.


Di cosa questi giovani non possono fare a meno per avviare un percorso professionale di successo?


Non deve mancare loro la volontà di imparare sempre qualcosa di nuovo, di mettersi continuamente in gioco, di aprirsi alle sfide, di andare oltre i propri limiti.


Qual è l’aspetto del tuo lavoro che preferisci?


Direi… tutto! Mi piace insegnare, mi piace mettermi di fronte alle persone e cercare di capire come comunicare con loro – sempre con leggerezza e positività. Il presupposto di un insegnamento efficace è, infatti, mettere le persone a proprio agio. È una sfida per nulla facile, ma mi aiutano l’esperienza, la pazienza e l’empatia: quell’ascolto profondo che tiene conto delle parole ma anche dei gesti, degli sguardi, degli atteggiamenti del corpo.


Perché lavorare in Leanbet? Cosa ti dà dopo tanti anni di insegnamento?


Prima ancora che sul piano professionale, mi arricchisce dal punto di vista personale. Mi sento accolta, percepisco grande affetto nei miei confronti. Mi affascina ascoltare le esperienze che vengono condivise. Mi sorprende la comune voglia di confrontarsi e di mettersi in gioco; adoro il senso dell’umorismo che serpeggia.


Cosa, secondo te, apprezzano più di Leanbet gli enti di formazione coi quali collabori ogni giorno?


Sicuramente apprezzano il fatto che mettiamo la didattica al di sopra di tutto, che ogni sforzo è teso a far girare la macchina didattica, perché anche da essa può dipendere il futuro degli studenti. Si collabora fattivamente per arricchire il loro percorso, si cercano insieme tutte le soluzioni praticabili per mantenere la formazione al centro.





Consiglieresti ad altri professionisti di unirti al team Leanbet? Perché?


Sì, lo consiglierei perché qui c’è tanto da imparare, e lo dico dopo aver insegnato per più di trent’anni. Leanbet è un network che ti sostiene in tutti gli aspetti del tuo lavoro. Se sollevo un problema la risposta è sempre pronta, se chiedo aiuto trovo sempre una porta aperta. C’è una grande competenza, che circola apertamente, in nome degli obiettivi comuni. Inoltre, condividiamo valori come l’ascolto e la valorizzazione delle persone, valori che vanno oltre l’ambito professionale. Anche per questo viene spontaneo mettere in gioco anche il proprio vissuto personale.

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